La distribuzione geografica dei temporali, parte 1

La localizzazione dei temporali: distribuzione globale

Quanto sono frequenti i temporali? Quali sono le aree maggiormente interessate da questi fenomeni? Si tratta di due interrogativi di non semplicissima risoluzione poichè in realtà abbiamo dati meteorologici lunghi e attendibili solo per poche aree del nostro vasto pianeta. In più, data l’importanza dei cosiddetti “microclimi” possiamo aspettarci differenze climatiche notevoli anche tra aree situate relativamente vicino. Per questo conoscere i dati meteorologici su un’area precisa è fondamentale. Spesso è il numero di fulminazioni ( ovvero numero di fulmini che colpiscono il territorio)a fornirci un valido aiuto per determinare le aree più temporalesche. Questi dati ci dicono che i temporali avvengono molto di più sulla terraferma che non sugli oceani. Questo a causa del fatto che il mare si riscalda ( e si raffredda) molto meno rapidamente della terra-ferma. Un fattore fondamentale della formazione dei temporali è infatti il forte riscaldamento della superficie che provoca l’ascensione dell’aria calda ( convezione). Un altro fattore essenziale è costituito dall’orografia: i temporali sono molto più frequenti sulla catena montuose che sulle aree pianeggianti e il mare può essere equiparato ad un’area pianeggiante. Il fatto che le aree montuose siano generalmente più temporalesche è dovuto alla sollevazione delle nuvole sui pendii, lo stesso principio che provoca maggiori precipitazioni ( effetto stau) sulle montagne esposte ai flussi umidi.Chiunque sia stato al mare in una calda giornata d’estate avrà a volte certamente notato che, mentre il mare è completamente sgombro da nuvole guardando verso la terraferma si notano al contrario nuvolette ( chiamate cumuli). Chiunque si sia recato in una località di mare vicino ad aree montuose avrà forse notato che queste nuvolette sono generalmente più compatte e numerose in corrispondenza proprio delle montagne. Quest’osservazione non è altro che la sperimentazione di questi due principi.

A livello globale possiamo notare come generalmente le aree più colpite da fulmini si trovano nella fascia equatoriale. Questo è dovuto al forte riscaldamento della superficie provocato dai violenti raggi solari ( che qui arrivano perpendicolarmente alla superficie terrestre) nonché spesso alla presenza di venti locali, che arrivando da direzione diverse vanno a creare la cosiddetta Area di Convergenza Interpropicale, una vasta fascia latitudinale in cui le masse d’aria calda collidono costantemente, andando a generare continui temporali. Alcune aree poi aggiungono a questi fattori a larga scala particolari caratteristiche microclimatici, come la presenza di catene montuose o conche chiuse che esaltano ancora di più l’attività temporalesca, rendendo queste zone dei veri e propri hot spot. dei temporali.

Sono due le zone del mondo che si contengono la palma di località più temporalesca in assoluto: stiamo parlando della Laguna di Maracaibo ( in Venezuela) e il Bacino Orientale del fiume Congo ( Africa Centrale). Nel primo caso la frequenza dei temporali, praticamente giornaliera, ha dato origine alla cosiddetta denominazione di “Fulmini del Catatumbo”, che hanno per molti anni guidato le navi in questa zona, quasi come un enorme faro naturale. La particolarità che rende la laguna di Maracaibo tanto temporalesca è quella di essere aperta sul mare e di avere elevate montagne alle spalle. Questo crea un gioco di correnti che provoca temporali praticamente ogni giorno. La seconda area, il bacino orientale del Congo vede sommarsi ad un contesto equatoriale già molto interessato da fenomeni convettivi l’effetto stau: troviamo infatti la catena dei Monti Virunga, che separa il Bacino del Congo dalla Rift Valley dell’Africa Orientale. Bisogna però dire a buona ragione che le aree equatoriali sono così frequentemente interessate dalla cumulonegesi anche perché la stagione dei temporali dura praticamente tutto l’anno, a causa delle temperature costantemente elevate. Nelle aree alle medie latitudini ( come la nostra) le condizioni per la formazione dei temporali sono invece generalmente presenti solo nelle stagione calda. Alle medie latitudini il fattore più importante per la formazione di fenomeni convettivi non è però il calore, bensì la presenza e lo scontro di masse d’aria di origine differente, cosa che generalmente non avviene alle latitudini più basse o più alte ( dove le masse d’aria sono quasi sempre le stesse). Nelle aree temperate quindi i temporali sono generalmente un fenomeno stagionale, collegato di solito alla parte più calda dell’anno ( l’estate sopratutto). Se guardiamo una mappa delle fulminazioni in Europa notiamo subito un grande contrasto: le aree più meridionali sono generalmente più temporalesche di quelle settentrionali, ma la cosa è molto più complessa. Le aree più temporalesche d’Europa sono infatti situate nella regione alpina e nell’Europa Centro-Orientale, in aree decisamente continentali. Senza sorpresa sono poi le aree montuose di quest’area ( Alpi, Carpazi, monti dei Balcani etc.) a presentare la maggiore attività. Al contrario La Pensiola Scandinava, le Isole Britanniche e la Penisola Iberica sono le aree meno soggette a temporali. Nel caso della Pensiola Iberica si nota in realtà una marcata differenza: le aree orientali sono assai più temporalesche di quelle occidentali. Generalmente le aree interessate da clima atlantico, seppur caratterizzate da clima molto instabile, hanno pochi giorni di temporali. Questo è dovuto generalmente alla mancanza di una massa d’aria calda di origine continentale o mediterranea sulla regione. Sulle Isole Britanniche, ad esempio, molti temporali si verificano in seguito ad episodi caldi associati a masse d’aria calda di origine continentale. Lo stesso vale sulla Penisola Scandinava. In entrambe le aree le zone caratterizzate da attività temporalesca più frequente sono infatti quelle più meridionali o vicine al Continente, che hanno quindi maggior possibilità di essere raggiunte da aria più calda. Nelle Isole Britranniche ad esempio l’attività temporalesca è quasi assente in Irlanda e Scozia mentre aumenta sensibilmente nell’Inghilterra Orientale e Sud-Orientale. In Svezia, le regioni più meridionali ( es. Scania) presentano un numero di temporali decisamente maggiore che le aree più a nord. Dalla mappa vediamo una grande sorpresa: qual’è l’area più temporalesca d’Europa? E’ proprio dove abitiamo noi! Il versante meridionale delle Alpi ( le Prealpi Italiane quindi) e le aree limitrofe sono infatti le aree più fulminate d’Europa!! Studi più approfonditi sembrano suggerire che in questa grande area le aree più colpite siano due: la prima si estennde nel Piemonte e nella Lombardia Settentrionali, interessando un’area compresa tra il Biellese e il Lago di Como. La seconda interessa le Prealpi Venete e Friulane e le rispettive pedemontane. L’attività temporalesca si mantiene però elevata su tutte le Alpi Centro-Orientali, sia italiane sia estere, con fulminazioni molto frequenti anche su Svizzera, Germania Meridionale, Austria e Slovenia. Sulle Alpi Occidentali si hanno valori più bassi, anche se comunque elevati mentre le aree più interne della catena vedono valori decisamente minori ma comunque superiori a gran parte dell’Europa. Perchè le Alpi possono essere considerata l’area più temporalesca d’Europa? Innanzi tutto esse sono situate in una posizione nè troppo meridionale nè troppo settentrionale: questo favorisce la presenza ( in estate) sia di masse d’aria caldo-umida di origine mediterranea sia di aria più fredda di origine nordeuropea. Mentre l’Europa Mediterranea vede tempo stabile e pochissimi temporali le Alpi sono invece frequentemente interessate da perturbazioni atlantiche durante l’estate, che trovando aria più calda preesistente provocano i temporali. L’effetto stau fa poi il resto, concentrando i temporali sui rilievi.

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