Oggi l’Italia non dispone di reattori nucleari e l’opinione pubblica italiana è generalmente fortemente contraria all’impiego dell’energia atomica. Un tempo le cose furono però ben diverse. L’Italia fu uno dei paesi pionieri dell’energia nucleare, che ebbe uno sviluppo formidabile nei primi anni Sessanta. Nel 1966 l’Italia era il terzo produttore mondiale di energia atomica, dietro solo a Stati Uniti e Gran Bretagna. Dopo una fase di forte espansione seguì un periodo di stallo e alla fine l’intero settore venne smantellato in seguito al referendum del 1987. Ripercorriamo ora le principali tappe del cammino nucleare italiano
Anni 50 e 60
1955: Si tiene a Ginevra la conferenza “Atomi per la Pace”. Questa conferenza segue il discorso del presidente americano Eisenhower del 1953, secondo il quale l’energia atomica andasse usata per scopi pacifici. Già nel 1955 le autorità italiane decidono per la creazione di un impianto nucleare, situato a Latina (precisamente a Borgo Sabotino). I lavori cominciano il primo novembre 1958 e si concludono il 12 maggio 1963. La centrale diviene operativa il primo gennaio 1964. Nel 1959 iniziano i lavori per la seconda centrale elettronucleare, situata a Sessa Aurunca (provincia di Caserta). Essa entra in funzione il primo giugno 1964, appena cinque mesi dopo l’impianto di Latina. Il primo gennaio 1965 entra poi in funzione la centrale di Trino Vercellese, denominata “Enrico Fermi”, iniziata nel 1961. Questo vero e proprio boom porta l’Italia, come già accennato, ad essere il terzo produttore mondiale di energia dall’atomo. Nel 1970, dopo nove anni, iniziano i lavori per un nuovo impianto: si tratta della centrale di Caorso (Provincia di Piacenza) che entra in servizio il 23 maggio 1978. Nel 1975 nel frattempo l’Italia adotta il primo “Piano Energetico Nazionale”, piano che finalmente delinea le reali necessità energetiche del paese, fino a quel momento non comprese pienamente e in maniera sistematica. Il piano prevedeva tra le altre cose un forte sviluppo dell’energia elettronucleare, da realizzarsi attraverso la costruzione di diverse nuove centrali. Viene progettata una nuova centrale a Trino Vercellese, mai realizzata. Il progetto per un nuovo impianto nucleare a Montalto di Castro (provincia di Viterbo) trova invece la luce: nel 1982 iniziano i lavori.
Anni 80
Tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80’ l’idea sul nucleare cambia completamente. Nel 1979 un grave incidente colpisce l’impianto di Three Miles Island (Pennsylvania, Stati Uniti), mentre nel 1984 si registra il gravissimo incidente di Cernobyl (Ucraina Centro-Settentrionale). Fino a quell’anno tutti gli impianti nucleari sono attivi e funzionanti, ad esclusione di quello di Sessa Aurunca, che viene fermato nel 1982 a causa di un guasto (l’impianto sarà poi considerato antieconomico). Nel 1987 si tiene il famosissimo referendum abrogativo sul nucleare: l’80,7% dei votanti si dichiara contrario all’uso dell’energia nucleare. Tra il 1988 e il 1990 tutti gli impianti ancora funzionanti vennero spenti definitivamente. La centrale di Montalto di Castro, in costruzione al momento del referendum, fu convertita in centrale a ciclo combinato.
Anni 2000
Tra il 2005 e il 2008 i prezzi di petrolio e gas naturale subiscono una forte impennata. Questo porta nel 2008 il governo Berlusconi IV a formulare un piano per l’energia nucleare. Il piano prevedeva la costruzione di dieci centrali, che avrebbero fornito il 25% dell’elettricità nazionale. Il 24 febbraio 2009 il governo italiano sigla con quello francese un accordo per l’implementazione di nuovi reattori. L’accordo interessa L’Enel e la principale società elettrica francese ( Edf) e punta alla realizzazione di almeno quattro reattori nucleari entro il 2020. Il 12 e 13 giugno 2011 si svolge però un nuovo referendum abrogativo. Il referendum comprende quattro quesiti, di cui uno dedicato al nucleare. Il 94,05% si esprime contro di esso. Si tratta di un’avversione ancora più massiccia che nel referendum del 1987.